Abstract

In occasione del centenario della morte di Giovanni Verga (1922–2022), dopo aver proposto una riflessione sulla storia dell'interpretazione e sulle attuali prospettive di indagine, il contributo esamina come la rinuncia dell'autore a “giudicare” sia compensata dalla rappresentazione (in alcune novelle e ne I Malavoglia), del potere che esercita sugli individui il giudizio, sia quello della collettività, sia quello dell'autorità. La reticenza del giudizio dell'autore è parimenti colmata dallo straniamento, determinato non soltanto dalla delega narrativa, ma anche dalla molteplicità dei punti di vista, che implicano per il lettore una ancor più necessaria assunzione di responsabilità.

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