Abstract
Il contributo si focalizza sulla rappresentazione dell'immaginario spaziale femminile agli inizi del ‘900 offerta da Pirandello, indagando come le donne si rapportino—in concreto e in astratto—con un orizzonte geografico altro, come questa ‘immaginazione geografica’ sia utilizzata come strategia di evasione dalla clausura domestica, e quali meccanismi psicologici siano attivati dall'idea di allontanarsi dai luoghi familiari. L'analisi si concentra in particolare sul personaggio di Silia nel Giuoco delle parti, Marta Ajala nel romanzo L'esclusa, e sulle novelle “Il viaggio,” “Mondo di carta,” “Pubertà,” “Nell'albergo è morto un tale,” “L'altro figlio.” La fantasticheria geografica, evidente in alcuni dei più noti testi pirandelliani (si pensi alla novella “Il treno ha fischiato . . . ”), risulta forse ancor più presente nei personaggi femminili; al contrario, la prospettiva di un viaggio concreto tipicamente è vissuta dalle donne rappresentate da Pirandello non come un'opportunità di liberazione, ma come un vero e proprio trauma.